Intervista su “La vita che mi era stata rubata”
del 7 Dicembre 2023
Chi è Julio Alvarez?
Julio Alvares è il protagonista maschile del mio romanzo, colui che vive una vita tranquilla, tra Madrid e Las Palmas de Gran Canaria. E’ un fotografo di paesaggistica, appassionato di natura. Un uomo che ha fatto della sua passione il suo mestiere, tanto da diventare un maestro di fotografia. Ma Julio non è solo questo, è anche un uomo sposato da anni con Mercedes, una donna che non condivide con lui le sue stesse passioni e che vive in una bolla di vetro, in cui la perfezione regna sovrana.
E’ una casualità che lui sia un fotografo?
Julio è un fotografo, un produttore d’arte, così come lo è mio marito, che da anni sperimenta la fotografia naturalistica, anche se da hobbista. Nel mio romanzo, oltre ad omaggiare la fotografia, ho voluto dare a Julio alcuni dei tratti del mio compagno di vita: la grande sensibilità d’animo ed il suo lato artistico.
Cosa mi dici sul nome della protagonista? Si è trattato di una scelta casuale?
Come ben sai, i nomi che do ai miei protagonisti non sono mai casuali. In questo caso, ho scelto Iris, perché il suo significato che rimanda all’iride e quindi ai colori dell’arcobaleno. Ciò si riflette nella sua personalità; infatti, Iris è una ragazza “dai mille colori” che con il corso del tempo unirà la sua passione per la storia dell’arte con quella per la fotografia. Infatti, diventerà un’alunna di Julio, che scoprirà essere l’uomo della sua vita. Questo è il sentimento del suo cuore che proverà a soffocare, che così è, perché così ha voluto il Destino.
Che cosa rappresenta l’arte per Iris?
All’inizio della mia narrazione, Iris è una neolaureata in Beni Culturali che vuole fare la critica di storia dell’arte, cosa che riuscirà a svolgere nel migliore dei modi. Nell’evolversi dello story telling, vedremo che, Iris diverrà una donna che si nutre di arte, che per lei è l’unica ragione di vita. Durante gli anni a Parigi, la protagonista farà del suo lavoro il suo unico motivo per andare avanti, tanto che, proprio grazie a questo, incontrerà nuovamente Julio. Si tratta di una casualità oppure di una mossa del destino? Questo lo lascio interpretare a miei lettori!
E Soledad?
Soledad è l’amica che avrei voluto avere e non ho mai avuto. Una persona sincera, di buon cuore, onesta e sempre presente nella vita di Iris, nonostante la distanza fisica e gli accadimenti. Lei è come un dono del cielo, sia per la sua solarità che per il suo modo di affrontare le situazioni con il sorriso sempre vivo sul suo bellissimo volto dai tratti e colori spagnoli, talmente tanto marcati, da farla somigliare ad una gitana.
Il fattore del sovrannaturale si afferma in questa tua opera attraverso la manifestazione dello spettro di Mercedes, come ti è venuta quest’idea?
L’idea di introdurre un aspetto sovrannaturale è nato a monte della storia. Non ci sarebbe stato questo intreccio di vite e di situazioni, se non si fosse presentata la manifestazione dello spirito sempre vivo di Mercedes, uno spirito che non accetta che Julio appartenga ad Iris e che ha portato via con sé ciò che di più caro e puro avevano.
Il bambino invisibile
Anche il bambino invisibile è una dimostrazione che la nostra essenza, l’anima, sopravvive alla morte fisica e si sposta in un’altra dimensione a conferma che il nostro percorso nell’universo ha veramente un senso.
Il miracolo della vita
Il miracolo della vita è quel qualcosa di speciale che accade quando meno te lo aspetti. È un' accadimento unico e raro che si manifesta nella vita di Iris e Julio. Loro non possono fare altre che accettarlo per quello che è, vivere la gioia del dono, senza farsi troppe domande. Il miracolo non è inteso come quello divino. Dal mio punto di vista questo è un miracolo della Natura che, andando fino in fondo, potrebbe risultare anche biologicamente spiegabile. Ovvero, da questa fantastica, misteriosa forza creatrice viene fatto un dono ai due amanti che finalmente possono vedere compiuto il motivo della loro unione.
Intervista su “La ragazza che sapeva sognare”
del 9 Giugno 2023
“La ragazza che sapeva sognare” è decisamente un Bildungsroman che tratta della formazione di Aurora. Come ti è venuta l’idea di questo personaggio?
Quando scrivo i miei romanzi non mi identifico mai in un genere, poiché questo influirebbe sulla mia fantasia e sulla mia emotività; mi piace dare spazio a ciò che genera la mia mente. L’idea di Aurora è nata improvvisamente, ed ho sentito subito l’esigenza di trasferirla sulla carta. Lei è una ragazza di 16 anni intraprendente e sognatrice, ma anche ingenua. È la figlia indesiderata di sua madre, alla ricerca di un padre mai conosciuto, che le è sempre stato vicino a distanza, grazie alla corrispondenza con nonna Milagros. Aurora ha un animo puro che si scontrerà con la realtà e, ciononostante, non smetterà mai di sognare, mantenendo vivo dentro di sé l'ardore di giovane scrittrice, che, nel corso degli anni, contribuirà anch’esso alla sua formazione. Ho trasposto in lei molte caratteristiche di me a quell’età, e questo mi ha particolarmente emozionata.
Raccontami di Francisco…
Egli è dotato di un animo sensibile. È uno sceneggiatore di successo, ma anche un poeta che ha perduto la sua poesia. Nonostante lui abbia una grande sensibilità, essa sembra essersi assopita, ed il motivo di questo è la sua arida relazione sentimentale con Magda, attrice cocainomane. Appena vede Aurora, figlia del suo amico fraterno Ramon, regista di fama mondiale, rimane colpito dalla sua bellezza selvaggia, che scopre essere anche bellezza interiore. La sua attrazione si trasforma ben presto in amore; un amore ancestrale che farà ritrovare a Francisco l’ispirazione per la sua poesia. Inizialmente, ciò che lo turba è la differenza di età, perché lui ha il doppio dei suoi anni; poi, sarà il senso di colpa per un reato di cui si è macchiato le mani, motivo per il quale si ritirerà stoicamente in solitudine. La sua moralità e la sua arte verranno messe a dura prova, ma sarà l’amore ad aprire le porte della speranza, ed Aurora, attraverso la forza del sogno, a redimerlo.
In questo romanzo, Aurora ha un’importante co-protagonista, che è la scrittura. Cosa rappresenta per questa giovane donna?
Aurora vive di scrittura, è una grande narratrice, tanto che, in età adulta, farà del suo sogno una vera e propria professione. Ma per lei la scrittura, oltre ad essere una passione, è anche una missione affidatale dal Destino per raccontare le vicissitudini umane, perché “ogni storia merita di essere narrata”, lasciando una traccia di sé.
E il Destino, che ruolo gioca nel macrocosmo de “La ragazza che sapeva sognare”?
Il Destino gioca un ruolo fondamentale, in quanto è l’agente che influenza le vite dei personaggi, in particolar modo dei protagonisti. Infatti, sia Francisco che Aurora comprenderanno che non possono opporsi alla loro natura e al loro sentire interiore che li conduce l’uno verso l’altro. Ci tengo a precisare che il Destino non è inteso come colui che muove i fili, manipolando le vite degli uomini, come fossero dei burattini. Nella mia visione esso è una forma attraverso la quale la Natura/Dio manifesta agli uomini la sua influenza sulla loro vita e sulle direzioni che essi intraprendono. Tuttavia, in alcuni casi, l’essere umano può scegliere quale strada percorrere, grazie al suo libero arbitrio, mentre in altri deve arrendersi all’inevitabile realizzarsi di ciò che è stato scritto per lui. Questo accade per i predestinati, come Francisco ed Aurora, che sono esseri speciali, selezionati dalla Natura, affinché lascino un segno per mezzo della loro arte.
Nonna Milagros si fa portavoce di quel Destino. Qual è il suo pensiero?
Nonna Milagros è una figura che racchiude in sé esperienza, saggezza ed intelletto. È stata madre e padre per Aurora, educandola con grande sensibilità, e guidandola nell’intraprendere il percorso della sua predestinazione. Ella crede fortemente nella Natura, che per sua cultura chiama “Dios” e si rende sua portavoce, attraverso il suo sapere ed il suo sentire. Infatti, nonna Milagros è una donna alla quale la Natura ha fatto un grande dono, quello della chiaroveggenza, attraverso la lettura della mano; dono di cui sanno in pochi e di cui lei parlerà a sua nipote la notte prima della sua partenza. Lei è decisamente una delle figure portanti del mio romanzo, è colei che sostiene che non si può evitare il proprio Destino e che ciò che è stato scritto, in un modo o nell’altro, si avvererà.
Come si manifesta la predestinazione nel tuo romanzo?
Oltre che con nonna Milagros, la predestinazione si manifesta anche con la chiromante del centro di Santa Marta che fa delle rivelazioni ad ogni componente della comitiva. Ma, soprattutto, è con l’incontro tra i due protagonisti che si realizza il piano del Destino, e, nonostante il fatto che si separino più volte nell’ arco di 30 anni, infine si riuniscono.
Cosa intendi per “selezione naturale delle anime”?
In quell’estate del 1990, al rientro dal suo viaggio in Colombia, Aurora trascorre gli ultimi giorni delle sue vacanze a Fregene con i suoi due migliori amici. Il suo umore non è di certo dei migliori, dato il suo prematuro rientro, dovuto all’omicidio accidentale compiuto da Francisco. Tuttavia, lei trova rifugio nella lettura, dove apprende nuovi concetti, tra cui quello de “Le affinità elettive”. Infatti, partendo dal principio chimico di F. S. T. Gheler, secondo J. W. Goethe, anche le anime si comportano nello stesso modo, poiché attratte da quelle a loro più simili, scartano le altre; questo è ciò che accade anche a Francisco, che all’arrivo di Aurora si sente rivivere. Un’altra lettura fondamentale al completamento del concetto di “selezione naturale delle anime” è sicuramente il “Simposio” di Platone, dal quale la giovane protagonista apprende “il mito delle due metà”, secondo il quale al principio ogni essere umano era una cosa sola con la sua anima gemella, fino a quando, a causa di Zeus, è avvenuta la separazione. Da quel giorno, ogni uomo vaga su questa terra alla ricerca dell’altra sua parte, e solo quando l’avrà trovata si libererà dalla sua infelicità.
Quali sono il punto di partenza e il punto di arrivo?
Le vicende di Aurora si svolgono tra l’Italia e la Colombia, in particolare, vi sono due città protagoniste: Roma e Santa Marta. Roma, “citta eterna”, è la città natale della protagonista e simboleggia la sua casa, le sue origini e le sue radici. Mentre Santa Marta, città caraibica, rappresenta per lei la natura nel suo stato selvaggio, il ricongiungimento alla sua primordiale metà e, dunque, l’avverarsi del piano del Destino. Perciò, Roma nel suo splendore artistico e architettonico, talmente tanto elevato da muovere l’animo di Francisco a comporre dei versi, è per Aurora il punto di partenza; altresì, Santa Marta è il suo punto di arrivo, che è anche il suo ritorno alle origini e alla sua atavica essenza.
Hai denominato la Colombia “terra dell’ancestrale sentire”. Da cosa deriva questa tua attribuzione?
Chiunque abbia conosciuto anche un solo colombiano avrà sicuramente individuato con facilità il significato della mia attribuzione. I colombiani sono un popolo di gente generosa, ospitale, allegra e limpida, che vive i rapporti umani con grande emotività e, proprio per questo, ho associato la Colombia al sentire. Quest’ultima è anche una terra ricca di storia primitiva, essendo la patria di numerosi popoli indigeni dell’America Meridionale, prima del colonialismo spagnolo. Tuttavia, grazie alle sue primordiali radici, al suo mare, e ai suoi paesaggi selvaggi ed incontaminati, essa è una terra “ancestrale”, tanto che è lì che Aurora e Francisco si trovano, completandosi a vicenda.
Hai dichiarato di aver scritto questo romanzo ascoltando Fryderyk Chopin. Cosa ha significato questo per te?
Fryderyk Chopin è colui che, attraverso le sue note, ha suonato le corde della mia anima. Ciò ha smosso in me molteplici sentimenti, che hanno provocato uniche e sublimi emozioni.
Intervista su “Avvolta di Luci e di Ombre”
del 14 Aprile 2023